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Harambée 2004 : Omelia di don Pascual Ch√°vez

Ecco, cari missionari, il bel compito che vi si affida: collaborare nella umanizzazione del mondo attraverso il dinamismo del Vangelo, capace di convertire la mente e il cuore delle persone, e di trasformare il tessuto sociale. Cambiare il mondo è a portata di mano. Solo basta cambiare il mondo che ci è accanto, curando della gente affamata, sfruttata, ammalata.Oggi voi siete inviati dal Colle Don Bosco a diventare missionari dei giovani, a portare loro il lieto messaggio della salvezza, a fare sperimentare loro la vicinanza di Dio e la potenza del suo amore.


Harambée 2004 : Omelia di don Pascual Chávez

da Rettor Maggiore

del 01 gennaio 2002

Carissimi fratelli e sorelle,

ci siamo radunati come Popolo di Dio, come Famiglia Salesiana, qui al Colle Don Bosco per celebrare l’amore inesauribile di Dio che vuole che tutti gli uomini siano salvi e raggiungano la conoscenza della Verità, che si realizza in ogni eucaristia, sacramento della Pasqua del Signore Gesù, morto e risorto per noi, e che si prolunga lungo la storia fino ai confini del mondo attraverso la missione evangelizzatrice che svolge la Chiesa.

E noi siamo qui per riaffermare la nostra volontà di collaborare nell’adempimento del disegno meraviglioso di Dio. Oggi infatti faremo la nuova spedizione missionaria salesiana, che evidenzia il nostro essere e fare Chiesa, il nostro impegno per i giovani del mondo, specialmente i più poveri, la dimensione missionaria della vocazione salesiana.

Forse è la prima volta che una spedizione missionaria ha luogo al Colle Don Bosco. Anche se il motivo di farla qui è il lavoro di restauro che si sta facendo della Basilica di Maria Ausiliatrice, sede abituale dell’invio dei missionari, tuttavia lo spostamento non è privo di significato. Anzi, proprio qui, nel luogo degli origini del nostro amato Don Bosco e nel “prato del sogno”, l’attuale spedizione missionaria vuol attingere alla ricchezza spirituale e carismatica del nostro Fondatore per restare sempre più fedeli.

La parola di Dio che abbiamo appena sentito si potrebbe riassumere in un versetto della proclama con cui Gesù fa la sua autopresentazione a Nazaret: «Lo Spirito del Signore è sopra di me, per questo mi ha consacrato… per annunziare ai poveri un lieto messaggio» (Lc 4,18b).

Infatti, anche se il testo di Amos e la pagina evangelica di Luca presentano con estrema schiettezza il pericolo della ricchezza, d’essere ricchi, tuttavia per noi vuol essere un invito ad amare la povertà, così come Mamma Margherita visse ed insegnò a Giovannino, a vivere da poveri e a consegnare la propria vita a favore dei più poveri ed emarginati.

La ricchezza è cattiva appunto perché provoca la miopia spirituale, che non ci lascia percepire e cercare i beni definitivi, i valori che veramente contano, e l’indurimento del cuore, che ci rende insensibili dinanzi ai bisogni dei più poveri, degli affamati, degli assetati, degli ammalati, degli sfruttati, degli immigranti, degli esclusi ed emarginati.

Nell’attuale contesto neoliberale in cui viviamo, oggi la parabola del ricco che veste di porpora e bisso, banchetta ogni giorno, senza preoccuparsi della condizione del povero Lazzaro, coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi delle briciole che cadevano dalla mensa del ricco, ha acquisito dimensioni macrocosmiche, perché ci sono intere popolazioni dell’umanità che stentano a sopravvivere mentre gruppi privilegiati vivono in mezzo al lusso e alla vanità come quelli descritti dal profeta Amos: “Essi su letti d’avorio e sdraiati sui loro divani mangiano gli agnelli del gregge e i vitelli cresciuti nella stalla. Canterellano al suono dell’arpa… devono il vino in larghe coppe e si ungono con gli unguenti più raffinati, ma della rovina degli altri non si preoccupano”.

Ecco alcuni dati statisti che fanno pensare.

n 6 miliardi di persone abitano il pianeta terra, dei quali miliardi di persone vivono nei paesi industrializzati del Nord e miliardi di persone vivono nei paesi poveri, sottosviluppati del Sud. Difatti, miliardi di persone vivono oggi in condizioni peggiori che 15 anni fa e 89 paesi vivono oggi in una situazione peggiore che 10 anni fa

n 25% della popolazione mondiale (1.44 miliardi di persone) vivono sotto la soglia della povertà

1.4 miliardi di persone vivono con meno di un dollaro per giorno. Da questi:

10 milioni vivono in America,

970 milioni vivono in Asia e

300 milioni in Africa

n 1 miliardo di persone sono analfabete. Da queste, 600 milioni sono donne.

n 1 miliardo di persone vivono senza acqua potabile.

n 800 milioni di persone soffrono di denutrizione.

n 500 milioni di donne nel mondo vivono in condizioni di estrema povertà.

n 11 milioni di bambini muoiono ogni anno per la mancanza di alimento.

n 6000 persone (come media) sono curati da un medico nei paesi del sud, mentre che 350 persone (come media) hanno un medico che cura di loro nei paesi del nord.

n 6.3 miliardi di dollari basterebbero per assicurare la scuola elementare a tutti gli abitanti del mondo; 8.4 miliardi di dollari si spendono ogni anno in cosmetici soltanto negli Stati Uniti.

n 9.45 miliardi di dollari sarebbe il costo per dare acqua a tutti gli abitanti della terra; 11.55 miliardi di dollari si spendono ogni anno in gelati in Europa.

n 13.66 miliardi di dollari sarebbe il costo del alimento e la salute basiche per tutti gli abitanti della terra; 17.85 miliardi di dollari si spendono ogni anno soltanto in Europa in alimento per gli animali domestici.

n 36.75 miliardi di dollari si spendono ogni anno in divertimento organizzato dalle aziende in Giappone; 55.5 miliardi di dollari si spendono ogni anno in Europa soltanto in sigarette.

n 11.25 miliardi di dollari si sprecano in droghe (stupefacenti) nel mondo

n 420 miliardi di dollari si spendono ogni anno in spese militari, molte delle quali sono fatte in alcuni dei paesi più poveri.

Se la Parola di Dio d’oggi diventa urtante, altrettanto occorre con la realtà sociale odierna che quella denuncia. L’inasprirsi della violenza ovunque, sia in forma di guerra e di guerrilla, di bande, di delinquenza, più la spirale di questo nuovo flagello che è il terrorismo, hanno in qualche modo il loro origine nella situazione di ingiustizia e di impoverimento che attanaglia milioni e milioni di persone.

Con la parabola d’oggi Gesù ci rivela la necessità della conversione e della fede, prima che la morte fissi irrevocabilmente il destino umano. Ci sono modi di vivere egoisti o solidali che segnano il nostro destino al momento di morire. Gesù ci invita a non vivere spensieratamente, chiusi su noi stessi, ma attenti ai bisogni degli altri, specie i più poveri, ed agire come il buon samaritano che si avvicinò, si fece prossimo, di quell’uomo che era stato spogliato dai briganti, che lo percossero e poi se ne andarono, lasciandolo mezzo morto al borde del cammino, “fasciò le ferite, lo caricò sul suo giumento, lo portò ad una locanda e prese cura di lui” (Lc 10, 34).

Questo mondo, questa società, hanno bisogno di una cultura della sobrietà e della solidarietà sì da rendere possibile il sogno di Dio. È questo quanto Paolo chiede a Timoteo raccomandandogli di tendere alla giustizia, alla fede, alla carità, alla pazienza, alla mitezza. Per raggiungere questo bastano Mosè e i profeti, è sufficiente la Scrittura, la Parola di Dio rivolta all’uomo per la sua salvezza.

Ecco, cari missionari, il bel compito che vi si affida: collaborare nella umanizzazione del mondo attraverso il dinamismo del Vangelo, capace di convertire la mente e il cuore delle persone, e di trasformare il tessuto sociale. Cambiare il mondo è a portata di mano. Solo basta cambiare il mondo che ci è accanto, curando della gente affamata, sfruttata, ammalata.

Oggi voi siete inviati dal Colle Don Bosco a diventare missionari dei giovani, a portare loro il lieto messaggio della salvezza, a fare sperimentare loro la vicinanza di Dio e la potenza del suo amore.

Affido tutti e ciascuno di voi alla protezione materna di Maria Ausiliatrice. Lei guidi e renda feconda la vostra vita e il vostro lavoro missionario.

don Pascual Chávez V.

Colle Don Bosco, 26.09.04

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