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Dire di sì all'oggi

Ciò che avremo imparato in gioventù sarà sempre più senza paragone di fronte al livello delle conoscenze del momento. Ma l'intelligenza esercitata giorno per giorno permette un costante ringiovanimento, un adattamento alle nuove situazioni.


Dire di sì all'oggi

da L'autore

del 01 gennaio 2002

Vi sono uomini, che sono vecchi fin dalla prima età. Volti verso un passato recente o antico, non possono accettare i cambiamenti che si operano intorno a loro. Lungi dall'assecondarli li subiscono, « sogghignano e scuotono la testa» (1).

Questo vale per tutte le società. Tanti cristiani giudicano in modo inappellabile i fratelli più giovani, aumentando così la separazione fra le generazioni. Ora, invecchiare senza relazione con le generazioni che crescono, significa condannarsi a vegetare.

A causa dell'enorme svolta della storia contemporanea, ci viene chiesta più che ad altre generazioni una apertura dell'intelligenza e del cuore per capire le grandi correnti attuali.

Ciò che avremo imparato in gioventù sarà sempre più senza paragone di fronte al livello delle conoscenze del momento. Ma l'intelligenza esercitata giorno per giorno permette un costante ringiovanimento, un adattamento alle nuove situazioni.

Quando si avanza in età, il giudizio si affina, il cumulo delle esperienze e delle conoscenze apporta alla riflessione un'acutezza insostituibile; niente vale quanto i lunghi anni di una vita laboriosa.

Più l'uomo è legato all'eternità e meglio conosce ciò verso cui si avvicina, meglio si dispone a vivere. Invecchiare, in tal caso, significa essere ringiovanito da tutto quello che viene a noi attraverso l'evoluzione contemporanea.

Se le generazioni anziane non devono imporsi perentoriamente alle giovani generazioni, quest'ultime non possono neppure contare sul solo beneficio dell'età. La Chiesa non è una copia delle società civili; nel suo seno tutti sono impegnati insieme. La rottura tra le generazioni si oppone all'ecumenicità e ciascuno ha tutto da perderci, i giovani perché non godono più del beneficio dell'esperienza umana e spirituale acquisita dagli anziani; i meno giovani e i più anziani perché si sono relegati in una situazione in cui non possono più vivere, ed aspettano passivamente la morte.

Oggi vi è una generazione che fa da collegamento tra due mondi: quello in cui predominavano le relazioni familiari, le relazioni storiche e quello che non vuole più saperne. Spetta a quelli che la costituiscono rifiutarsi di essere una generazione sacrificata. Siano al contrario tonificati dall' obbligo di avanzare e di collegare la mentalità del passato a quelle di domani.

L'ecumenismo si fa con tutti, significa semplicemente l'accoglienza di tutti. Permette di realizzare ciò che vi è di più puro nello slancio di ciascuno. Lasciarsi distanziare sarebbe contrario alla marcia ecumenica, che sempre collega, senza mai spezzare.

Sete di realizzare

Scrivendo queste pagine giorno per giorno sono sempre stato tenuto desto qui a Taizé dal dialogo con numerosi giovani fra i più diversi. In tutti un denominatore comune: un grande slancio missionario, che li spinge a voler entrare nel domani degli uomini, partecipando ad un aggiornamento delle istituzioni ecclesiastiche e delle formule della fede.

Il confessionalismo suscita una reazione di diffidenza nelle giovani generazioni, che rifiutando ogni riferimento a una storia che non informa più il presente, tenderanno sempre più a costituirsi in società autonome. Contrariamente ai loro maggiori, queste giovani generazioni non vorranno più delle autogiustificazioni confessionali.

Andranno là dove si trova la vita. Formate alle discipline tecnologiche e assetate di realizzazioni, non sopporteranno più i compromessi delle vecchie istituzioni. Se non offriamo loro in un avvenire prossimo una Chiesa Una, quella che noi nella fede confessiamo come il solo luogo di unione fraterna per tutti gli uomini, allora cercheranno altrove e andranno incontro ad ideologie universalistiche o ad un ateismo spirituale.

Coscienti del loro dinamismo esigono l'autenticità. Temono l'astrazione di un ecumenismo, che non sarebbe che un'idea di più, una ideologia. Non sopporterebbero un ecumenismo, che si presentasse come una scappatoia per mascherare il disagio delle divisioni. È venuta l'ora dei gesti umili, ma concreti.

Fra le giovani generazioni esistono due tendenze, animate tutte e due dallo stesso ardore missionario:

Alcuni giovani, angosciati dalla pesantezza delle istituzioni, trasformano la loro angoscia in aggressività. Vorrebbero spezzare le strutture e distruggere le vecchie ali delle istituzioni cristiane. In quanto alla ricostruzione le loro vedute sono talvolta del tutto teoriche.

Altri giovani consentono a tener conto delle situazioni concrete, vogliono inserire nella vita ecclesiale un nuovo oggi. Sanno che l'aggiornamento non è un gioco, una messa in discussione per il gusto di turbare gli spiriti, un cerchio infernale in cui si chiudono gli altri per il gusto di cambiare. Perciò non cercano di edificare nell'astratto o isolatamente.

È vero che la situazione da superare nei decenni a venire è segnata da parecchi secoli di immobilismo: a un dato momento, per resistere, i cristiani hanno dovuto, ciascuno da parte sua, fissare le proprie tradizioni, a rischio di separarsi gli uni dagli altri. L'immobilismo indurisce le strutture e conduce immancabilmente ad un processo di disgregazione: chi non edifica più si distrugge da sé, a breve o a lunga scadenza.

Invitare quelli della propria famiglia confessionale ad uscire da un conformismo legato al passato risponde ad un bisogno urgente di oggi. Nel momento in cui si fa presentire il miracolo dell'unità e in cui ci prepariamo a trovar insieme un ardore completamente nuovo, chi potrebbe accettare che le grandi ali della Chiesa di Dio siano abbattute, sia da un nuovo indurimento nell'immobilità, sia da una violenza distruggitrice senza domani?

Ritrovare il Vangelo nella freschezza primitiva

Le giovani generazioni domandano segni nuovi. Lo Spirito Santo parlerà forse solo attraverso uomini di età matura, i saggi che siamo forse diventati noi? Non parlerà forse alla Chiesa di Dio anche attraverso le nuove generazioni? Le loro domande raggiungeranno la nostra coscienza profonda?

Questa generazione ta:lvolta pronuncia sugli uomini di Chiesa giudizi senza appello. Pensa che gli adulti si sono conquistata una sicurezza abusiva, i privilegi delle istituzioni e quindi rifiuta ogni contatto.

Vuole una comunità cristiana senza compromessi. Ha una repulsione per l'abilità, richiede uno stile nuovo e, se non lo trova, preferisce abbandonare la Chiesa per andare là dove crede discernere maggior semplicità, maggior limpidezza nei rapporti umani. In altri tempi c'era la minaccia dello scisma; oggi vi è quella dell'indifferenza dei più giovani.

Cosa ci dice di meglio questa giovane generazione? « Dateci la prova esistenziale che credete in Dio, che la vostra sicurezza è in Lui. Provateci che vivete il Vangelo nella primitiva freschezza, nella solidarietà con tutti e non solo con la vostra famiglia confessionale ».

Il Vangelo nella sua freschezza? È l'attesa di Dio. Significa vivere la dinamica dell'oggi. È un continuo ritorno alle fonti; significa riconciliazione.

Per ritrovare questa freschezza evangelica, accetteremmo una seconda conversione? La parola suona male, è carica dell'emotività che vi hanno sentita talvolta i nostri padri. Ma noi adulti temeremmo forse i ritorni tanto più difficili in quanto le abitudini prese negli anni e l'orgoglio della vita si oppongono allo spirito di povertà ed all'attesa di Dio? L'orgoglio della vita crea una scissura da cui scorre via tutta la freschezza evangelica. Ma se accettiamo questa conversione nella sua totalità, il Cristo pervaderà in noi le regioni dell'intelligenza e del cuore. Raggiungerà anche la carne fino alle viscere in modo che alla nostra volta abbiamo dèlle «viscere di misericordia» (2).

Creazione comune

Siano cattoliche o protestanti, le nuove generazioni esigono la riforma delle istituzioni invecchiate. Ma spessissimo mettono il carro avanti ai buoi, dimenticando che non c'è riforma ecclesiale senza riforma dell'individuo. Bisogna che l'essere preceda l'agire. Ogni aggiornamento comincia da una conversione della persona a Cristo, Signore della Chiesa e delle istituzioni. Ossessionati da una volontà di riforma, rischiamo di dimenticare che l'aggiornamento comincia nella profondità di noi stessi.

A questi giovani ripeto spesso: Nell'unione fraterna, che unisce oggi due ,generazioni a Taizé vogliamo ascoltare lo Spirito Santo in voi, allargando la nostra intelligenza, il nostro spirito e il nostro cuore. Domandate la nostra conversione al Signore della Chiesa e costruiremo insieme e diremo insieme: «Guarda Signore la tua Chiesa; considera gli uomini nostri fratelli attraverso il mondo. Ci siamo separati, non riusciamo più a riunirci per edificare in comune accordo la tua Chiesa. Spezza la nostra presunzione. Infiammaci tutti del fuoco del tuo amore ». E dico anche loro: Se un'analisi vigorosa -delle istituzioni vi porta a far cadere delle grandi ali della Chiesa di Dio, la vostra intenzione, per generosa che sia, resta sterile. La vita della Chiesa ci pone nella folla dei testimoni. Nessuno edifica partendo da zero. La forza degli impulsi che vi animano può farvi credere che voi ricostruirete da soli. Ma il .genio della Chiesa è di costruire con tutti, non firmate il suo decreto di morte. Non dimenticate il giorno di ieri. Niente di duraturo si compie senza una creazione comune.

Nella grande comunità della Chiesa come in ogni comunità cristiana, coniugale o altra, ogni membro partecipa un giorno dopo l'altro alla nuova creazione del corpo intero. Se un membro, dominato da una passione creatrice personale, compie la sua opera senza inserirla nella creazione comune, a sua insaputa distrugge.

Non vi è vita in comune se non a patto che l'unico punto di riferimento di tutti sia l'edificare in comune. Il segno di unità che irradierà allora tra gli uomini è più importante della più nobile opera individuale elaborata in margine alla comunità.

La nostra creazione diventa comune appena consideriamo ciò che Dio ci prepara. Oggi ce ne sono dati molti segni. Dio ci prepara una Chiesa restaurata nella sua unità, che offrirà all'incertezza degli uomini sparsi nel mondo un terreno solido per tutti. Questa unità non sarà raggiunta attraverso la violenza. Nessuno sarà mai strappato alla famiglia ecclesiale o umana. Procedere in tal modo non sarebbe una creazione comune. Significherebbe ferire l'amore, e chi ferisce l'amore non edifica la Chiesa di Dio.

Roger Schutz

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